Il Respiro del Cielo
di Maria Luciani
La fotografia non è più sguardo vigile che si appropria di ciò che guarda, non è più l’obiettivo che ferma ciò che appare, è la metamorfosi del vedere che si tramuta in occhio introspettivo che penetra con prepotenza l’anima delle cose: è qui l’intreccio avviluppato tra scienza e coscienza.
Questo unicum è il “Respiro del Cielo” inteso come sublimazione e rarefazione.
E’ una sorta di riconduzione al progetto divino, dove il creato non è statico nella sua morfologia: è l’occhio-anima dell’artista che entra tra i meandri dell’essenza.
Lo spirito delle cose assurge ad un linguaggio diverso, non comune, che solo la rarefatta sensibilità dell’artista Rossella Pezzino de Geronimo può decodificare. Paradossalmente la scienza svelle e seziona il fiore per coglierne il segreto e si ritrova la ….morte, mentre la coscienza penetra tra radici, terra e linfa per entrare nel mistero della vita; quasi oblitera l’apparire per vedere l’essere. E’ la quintessenza, è intimità, è confidenza prepotente tra soggetto e oggetto. E’ un interscambio, un dare-avere che si avvicina a Dio: è la parola muta che diviene messaggio simbiotico, parafrasando Kant potrei azzardare la critica della ragion pratica, il cui humus è il mondo empirico, sposa la critica della ragion pura e il parto è la critica del giudizio che diviene vetta quasi irraggiungibile dall’umana specie più vicina all’eterno di quanto la mente umana possa mai realizzare. Non è né immanentismo né panteismo, ma semplicemente è l’essenza di ogni cosa che emerge, che differisce come essenza eterogenea.
Entrare nello spirito del creato dopo la massificazione dell’essere, della spersonalizzazione epocale e del relativismo etico imperante è cercare quella new age, quella singolarità dell’artista che si riappacifica col mondo per ritrovare l’unicità. E’ il post-esistenzialismo che si ribella al mantra dell’omologazione.