Il respiro del cielo

Di Azzurra Immediato

“Un dialogo tra eternità e leggerezza” è ciò che gli scatti di Rossella Pezzino De Geronimo portano avanti in uno straordinario sguardo che pare sospeso in un limbo atemporale onirico.
L’aspetto dialogico è da ricercare tra i due protagonisti delle opere: il cielo e le montagne colorate del Parco cinese Zhangye Danxia, che l’artista ha sensibilmente trattato nuovamente in post produzione seguendo trame intime e concettuali. Osservando quelle che non sono semplici fotografie di paesaggio, si riconoscerà lo stile della artista catanese, capace di estrapolare dal già noto una essenza primigenia che guarda ed afferisce ad una cosmogonia latente ma lasciata senza espressione. Rossella libera, dunque, l’energia della terra, del cielo, degli elementi per tradurli secondo un abbecedario moderno, inusuale. Immagini che tolgono il fiato, ipnotizzano; ad un tratto parrà di osservare al microscopio frammenti di quelle grandi pareti rocciose quasi fossero pietre preziose allo stato grezzo poi, allontanandosene, si è come rapiti, e lo sguardo, la mente trasformano quegli scatti in una visione amplissima di incredibile “respiro”, come la stessa fotografa ha inteso, tuttavia, qualcosa diventa perturbante ed enigmatico. Si ha come l’impressione che, continuando ad osservare, lo sguardo si soffermi su aspetti inattesi, regalando traduzioni che lasciano quasi perdere i sensi, i quali, al contrario, diventano il solo tramite, consapevole, in grado di relazionarsi con queste fotografie. Intricate trame sono quelle che alla Natura Donna, Madre ed Eterna, Rossella offre, in un dualistico scambio che è dono reciproco e si fa intenso e stretto dialogo. Un rapporto di impalpabile empatia che ridisegna i ruoli attoriali di questi lavori: non sono più soltanto la fotografa ed il paesaggio i protagonisti, quanto, invero, uno sguardo ed un intento profondi, viscerali, tra le loro due anime, che potrebbero ad un certo punto fondersi.
L’eterno della donna intesa come natura si incontra e si scontra con la fragilità umana della donna fotografa che, nel focus sull’elemento terra e sull’elemento cielo, si imbatte nella coscienza della unicità del tempo che sottostà a regole inviolabili e si traduce in metafora comprensibile all’umano sentire. Nasce da ciò, dalla necessità di analisi profonda e panica, la volontà di trasformare il dato naturale oggettivo in soggettivo, pur mantenendone il grado di universalità. Al dato reale, al colore che appartiene alle rocce del Parco dello Zhangye Danxia, Rossella ha lasciato che prendesse parte il caso quasi suggerisse il concetto di caos primigenio e tutto virasse verso nuances surreali. D’altronde, come la stessa artista chiarisce, l’uso del colore blu, principe di questa serie di scatti, rimanda all’idea di immortalità e armonia che nella filosofia tibetana rimanda ad uno status in cui l’anima ha superato il tourbillon delle passioni e può concentrarsi sulla vita in modo sereno. Invero, l’iconografia, tanto orientale quanto occidentale, rimanda ad una dimensione che travalica i limiti umani e si spinge verso l’infinito che è quello dello sguardo del cielo, del mare e nella simbologia archetipica rinvia alla femminilità, alla bellezza e alla quiete. Chi conosce l’artista conosce anche il suo temperamento, al contempo determinato e dolce, aspetti che sono parte integrante dell’essere donna, con le sue forze e le sue debolezze.
Le foto in oggetto, emblematicamente, fondono questi aspetti che, da rispettivi contraltari divengono contestualmente, contrappunto di un duale quid: uno visivo, l’altro di natura esistenziale; ogni versante, ogni gola che tra le rocce si apre, sembra poter aprire varchi nelle profonde pieghe dell’animo e risalire nel blu della catarsi, secondo direzioni proprie e personali, perdendosi, poi, tra i mutamenti di colori che, in un gioco a metà strada fra la natura e la tecnologia, la fotografa ha suggerito, come percorso sensibile e svelato.